Storia eruttiva - OdV La Gazzella

Vai ai contenuti

Menu principale:

Storia eruttiva

I RISCHI > RISCHIO VULCANICO > Vesuvio

Il complesso vulcanico del Somma-Vesuvio è composto da un edificio più antico, il Somma, caratterizzato da una caldera, e da un cono più giovane, il Vesuvio, cresciuto all’interno della caldera dopo l’eruzione di Pompei del 79 d.C..

La storia eruttiva del Somma-Vesuvio, la cui età è inferiore a 39.000 anni, può essere suddivisa in periodi distinti, ciascuno caratterizzato da diversi stili di attività.

Tra 39.000 e 20.000 anni fa circa, l’attività è stata caratterizzata da eruzioni prevalentemente effusive e subordinatamente esplosive di bassa energia, ed è in questo periodo che si ha la formazione del vulcano antico, l’attuale Monte Somma.

Un’importante variazione nello stile di attività del vulcano si è verificata circa 19.000 anni fa, quando da un'attività prevalentemente effusiva si è passati ad un’attività di tipo esplosivo. Attorno a 18.000 anni fa, infatti, dopo un lungo periodo di riposo, si è verificata la prima e più grande eruzione pliniana (Pomici di Base). Altre grandi eruzioni pliniane, tutte precedute da lunghi periodi di inattività, si sono succedute fino alla nota eruzione di Pompei del 79 d.C (Pomici di Mercato, 8.000 anni; Pomici di Avellino, 3.500 anni).

L’eruzione del 79 d.C., avvenuta dopo circa tre secoli di riposo del vulcano, rappresenta uno degli eventi più violenti e distruttivi della storia del Vesuvio ed è stata definita pliniana in ricordo della descrizione che Plinio il Giovane ci ha tramandato. L’eruzione, durata meno di due giorni, ha emesso nell’atmosfera circa 4 km3 di ceneri e lapilli; l’attività fu caratterizzata da diverse fasi che hanno prodotto effetti diversi sul territorio, fino a distanze dal vulcano di centinaia di km e fu catastrofica per Pompei, Ercolano e Stabia.

Dopo l’eruzione del 79 d.C. si sono verificate innumerevoli eruzioni stromboliane ed effusive che hanno portato alla graduale edificazione del Gran Cono vesuviano e alla messa in posto di colate laviche sui versanti meridionali ed occidentali dell’edificio vulcanico. L’attività eruttiva ha da allora conosciuto due importanti periodi di riposo, seguita in entrambi i casi da eventi esplosivi di grande energia, come l’eruzione del 472 e quella del 1631, di natura subpliniana. Durante l’eruzione del 1631 tutta la fascia di paesi compresi tra l’abitato di Pollena a nord, e quello di Torre Annunziata a sud-ovest, fu devastata dallo scorrimento di flussi piroclastici, che uccisero oltre 5mila persone.

Nel periodo compreso tra il 1631 e il 1906, data in cui si è verificato uno dei due eventi di maggiore energia del secolo scorso, il vulcano ha mostrato un’attività stromboliana quasi continua, associata ad attività effusiva. L’evento del 1906 é stato caratterizzato da un’attività esplosiva ed effusiva di intensità variabile ed ha causato numerosi morti e feriti per il collasso di tetti in seguito all’accumulo di ceneri.

L’eruzione del 1944 chiude un periodo di attività più o meno continua a condotto aperto; tale evento, caratterizzato da attività di tipo effusivo ed esplosivo, ha causato la morte di 21 persone per il crollo dei tetti e la quasi totale distruzione dei paesi di San Sebastiano, Massa di Somma e Terzigno.

Gli studiosi ritengono che l'eruzione del 1944 abbia segnato la fine di un periodo di attività a condotto aperto e l'inizio di un periodo di quiescenza a condotto ostruito. Dal 1944 ad oggi, il Vesuvio ha dato solo attività fumarolica e sciami sismici di moderata energia, senza deformazioni del suolo o variazioni significative dei parametri fisici e chimici del sistema.

 
Torna ai contenuti | Torna al menu